Il nuovo volto di Roma: Il Maam e le altre realtà

Negli ultimi anni a Roma stiamo assistendo ad un rifiorire del panorama artistico e culturale che sta cambiando il volto della città. Artisti, curatori, esperti o solo appassionati e cittadini, senza aspettare iniziative da parte delle istituzioni, hanno cominciato a organizzarsi spontaneamente per creare nuove attrattive artistiche con lo scopo di riqualificare quartieri, più o meno periferici,  lontani dai classici percorsi turistici. Nei quartieri di Ostiense, Tor Marancia, San Basilio, il Quadraro, Tor Sapienza stanno nascendo musei a cielo aperto dove il grigiore monotono dei palazzi cede il posto a murales colorati per far respirare ai residenti un’aria di rinnovata creatività. La periferia romana quindi  cambia volto: non più quartieri dormitorio lontani dalle attività della città, ma centri di arte e cultura.

Il quartiere Ostiense è diventato una vera palestra per la Street Art romana, che attira artisti e curiosi, facendo crescere l’interesse per questa forma d’arte, di certo non nuova, ma che Roma sembra riscoprire solo adesso. A innescare questo “circolo virtuoso” è stato il murales realizzato dell’artista bolognese Blu sulla facciata di una ex caserma, ora occupata, in Via del Porto Fluviale. Ma la Street Art non si è fermata solo all’ Ostiense. A San Balisilio ogni anno si tiene il collettivo creativo “WALLS realizza SAMBA”, festival di Street Art. Museo a cielo aperto di arte urbana è M.U.Ro, Museo di Urban Art di Roma, nato nel 2010 da un’idea di David “Diavù” Vecchiato  che vede il coinvolgimento di writers nazionali e internazionali per donare una nuova luce al Quadraro, zona di Roma conosciuta ai più solo per  la terribile deportazione subita del 1944 da parte della Gestapo. Al centro di questo progetto seconda_10660551_10205925815565175_1368845499_n1non c’è la mera promozione dell’arte contemporanea, ma c’è il coinvolgimento dei cittadini del quartiere. Ogni intervento è infatti approvato dagli abitanti, è un progetto che nasce “dal basso” e non prevede interventi impostati in modo centralistico dalle amministrazioni. Inoltre troviamo nuovi murales nella zona di Tor Marancia. Il fenomeno si sta espandendo sempre più e troviamo graffiti ormai in ogni quartiere.

Non solo Street Art, invece, troviamo al MAAM, “Museo dell’Altro e dell’Altrove” del collettivo “Metropoliz-Città Meticcia”, nato nel 2012, che si pone in diretta concorrenza con le due grandi istituzioni dell’arte romana contemporanea, il MACRO ed il MAXXI, ma in un contesto tutt’altro che istituzionale. È infatti una realtà che esiste senza l’aiuto di fondi; è un museo abitato ed occupato, una “barricata” fatta di arte contemporanea, nel senso che l’esposizione ha anche una funzione di difesa per i precari abitanti dello stabile e quella di evitarne – o almeno ritardarne – la demolizione. Anche  qui, come accade in M.U.Ro, è prevista la collaborazione degli abitanti nella realizzazione delle opere d’arte.

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MAAM – Ingresso della ludoteca con particolare dell’opera di Alice Pasquini. Foto di Sara Pigozzo

Il MAAM trova la sua sede all’interno di un ex salumificio della Fiorucci, in via Prenestina 913, ed ha una storia molto particolare. Nel marzo 2009 i BPM – Blocchi Precari Metropolitani, organizzazione che rivendica il diritto all’abitazione per tutti – occupa la fabbrica dismessa con lo scopo di trovare una casa a circa 200 persone con tanti bambini a carico.  Nasce così il progetto di Metropoliz: la creazione, all’interno dello stabilimento, di una città meticcia dove convivono persone provenienti da ogni parte del mondo: peruviani, rom, rumeni, ucraini, marocchini, tunisini, volendo rappresentare un esempio di integrazione e di autogestione di una nuova esperienza di convivenza urbana. Per coadiuvare questo nuovo progetto è stata coinvolta anche Popìca Onlus, un’associazione culturale che si occupa del doposcuola per bambini ed adolescenti nelle stanze della ludoteca. Fino al 2012 gli abitanti di Metropoliz condividono le stesse esperienze di altre occupazioni romane, ma in quell’anno avviene qualcosa di nuovo: entra a far parte del progetto Giorgio de Finis, antropologo, regista, curatore e futuro direttore artistico del MAAM, che, con la collaborazione di Fabrizio Boni, filmaker e antropologo, propone un esperimento: Space Metropoliz.

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MAAM – “EMMAMcipazione” – La “Cappella Porcina”, particolare, di Pablo Mesa e Gonzalo Orquìn. Foto di Sara Pigozzo

Si inizia così con la creazione di un film documentario sulla vita degli abitanti per usare, tra l’altro, la cinematografia come strumento di aggregazione. Durante questo progetto i Metropoliziani, con l’aiuto di Francesca Careri, costruiscono un razzo per “andare sulla luna”, nella speranza che sul nuovo pianeta possano continuare a vivere in armonia, non più ai margini della società. Il film quindi segue la costruzione di questo razzo (che ancora oggi troneggia nel cortile), costruzione  avvenuta grazie alla collaborazione di tutti gli abitanti, riuscendo così anche a raccontare le loro storie. Questa è la prima opera d’arte realizzata nell’ex fabbrica. Da questo progetto nasce da parte di Giorgio de Finis la volontà di costruire in quegli spazi un vero e proprio museo seguendo una visione duchampiana in cui non c’è distinzione tra l’arte e la vita e che trasforma l’intera fabbrica in un oggetto d’arte, anzi in un “soggetto d’arte collettiva”. Percorrendo le stanze del MAAM ci troviamo davanti ad uno spazio molto diverso dagli ambienti bianchi, puliti ed ordinati di un museo istituzionale; qui lo spazio è fortemente connotato; infatti ancora è possibile vedere i macchinari utilizzati dal salumificio e le originarie, asettiche, piastrelle bianche. Le opere interagiscono fortemente tra di loro in un dialogo incessante. Alcuni artisti si sono quindi fatti ispirare da questi luoghi per le loro creazioni: nella “EMMAMcipazione” (la “Cappella Porcina” di Pablo Mesa e Gonzalo Orquìn) maiali dipinti, appesi e scuoiati, ci mostrano cosa doveva accadere veramente in quella stanza quando ancora vi si trovava la fabbrica di salumi, prima dell’occupazione.

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MAAM – “Costellazioni metropolitane”, particolare, di Mauro Maugliani. Foto di Sara Pigozzo

Ma un’opera così d’impatto è posta accanto alla soavità delle bellissime opere di Mauro Maugliani che con “Costellazioni metropolitane” realizza volti di giovani donne usando la penna a sfera su carta. I “guerrieri della luce” di Stefania Fabrizi ci ricordano invece che il MAAM è un museo occupato e quindi a rischio costante di sgombero. I suoi abitanti, come veri soldati, devono proteggere il loro diritto di viverci dentro. Il tema dello spazio ricorre in diverse opere: Massimo di Giovanni immagina che al ritorno dei Matropoliziani dal loro viaggio con il razzo, portino come souvenir la L.U.N.A., ricavata dalle travi di legno del tetto. E se dovessero provare nostalgia per la loro avventura? Gian Maria Tosatti ha realizzato per loro il “telescopio quasi funzionante”. Il MAAM è un museo in MaaMcontinua evoluzione: partito con le opere di Street Artists come Lukamaleonte, di Sten e Lex, ha ora un catalogo di 400 opere ed è riuscito a coinvolgere anche un artista internazionale come Pistoletto, che per festeggiare la primavera ha prestato la sua Venere degli Stracci, presente almeno fino a metà aprile 2015 (tutti gli abitanti sono invitati a portare vestiti usati per decorarla). L’ interazione tra arte e vita deve continuare.

di Elisa D’Agostino

 

Ecco un bel filmato della World Wide Culture dedicato al Maam “Museo dell’altro e dell’altrove”. Contrariamente a quanto non si pensi, iniziative come queste si stanno moltiplicando in tutta Italia. Intanto però possiamo offrirvi questa visita virtuale al Maam. Grazie a Michele Cristofoletti e alla World Wide Culture per la gentile concessione. Buona visione!

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